Pensioni scuola: Anief chiede l'equiparazione con le forze armate
Il sindacato Anief contesta la disparità di trattamento per le pensioni scuola rispetto al comparto sicurezza, citando l'elevato rischio burnout.


La riforma delle pensioni scuola resta un tema centrale. Mentre per le forze armate si profila un adeguamento a quota 97,8 dal 2028, il sindacato Anief evidenzia una forte disparità. Il personale scolastico, docenti e Ata, affronta un'uscita dal lavoro a quote molto più elevate, vicine a 110,6. Anief denuncia il rischio burnout e chiede maggiore rispetto per la categoria, definendo il loro lavoro particolarmente gravoso. Si chiede di equiparare i lavoratori della scuola al comparto sicurezza.
La disparità di trattamento pensionistico
Il dibattito sul sistema pensionistico italiano si arricchisce di un nuovo capitolo con le proiezioni future per i diversi comparti. Specifiche analisi legislative, come quelle legate all'ipotesi di una legge di bilancio per il 2026, indicano un progressivo adeguamento dei requisiti anche per il personale delle forze armate e di polizia. Per questi lavoratori, si prospetta un aumento di tre mesi sull'età pensionabile a partire dal 2028. Tale modifica porterebbe la soglia di uscita alla cosiddetta "quota 97,8", calcolata sommando l'età anagrafica e gli anni di contribuzione versati.
Il sindacato Anief, pur non entrando nel merito specifico di questa misura per il comparto sicurezza, utilizza questo scenario come termine di paragone per evidenziare quella che definisce un'evidente ingiustizia verso il personale della scuola. La critica mossa dall'associazione sindacale sottolinea come, a fronte di questa quota, docenti e personale Ata (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) si trovino di fronte a requisiti anagrafici e contributivi notevolmente più stringenti, con una quota che ha ormai superato i 110 anni (quota 110,6). Questa profonda differenza di trattamento è al centro delle rivendicazioni di Anief, che lamenta una scarsa considerazione per la specificità del lavoro in aula e negli istituti.
L'impatto del burnout sulle pensioni scuola
La richiesta di modifiche alle pensioni scuola avanzata da Anief non si basa solo su un principio di equità numerica, ma affonda le radici nella natura stessa della professione. Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato, insiste sul concetto di "burnout", una sindrome da stress lavoro-correlato ormai ampiamente riconosciuta e particolarmente diffusa tra gli operatori scolastici. La maggioranza politica, secondo Pacifico, starebbe ignorando le richieste di inserire il personale scolastico tra le categorie a rischio. L'insegnamento, e il lavoro di supporto del personale Ata, viene descritto come "particolarmente gravoso", con tutti i requisiti necessari per essere ufficialmente riconosciuto come "usurante".
Lo stress psico-fisico accumulato in decenni di servizio, la gestione di classi complesse e la burocrazia crescente sono fattori che, secondo il sindacato, logorano la salute dei lavoratori. Un altro elemento critico sollevato da Anief è la crescente distanza anagrafica tra il personale scolastico e l'utenza. L'allungamento della vita lavorativa porta ad avere in cattedra docenti molto anziani, con difficoltà nel gestire le esigenze di studenti nativi digitali. Questo divario generazionale, unito ai disturbi fisici e psichici crescenti, dovrebbe costituire un motivo valido per riconsiderare l'età pensionabile del comparto.
Le proposte di Anief e l'equiparazione
Di fronte a questo scenario, l'Anief non si limita alla protesta ma articola proposte concrete. L'obiettivo dichiarato è l'equiparazione dei lavoratori della scuola a quelli in servizio nelle forze armate. Questa parificazione, secondo il leader del sindacato, rappresenterebbe una "decisione saggia e conseguenziale". Per raggiungere tale obiettivo, l'associazione sindacale ha promosso diverse iniziative, tra cui una petizione nazionale che ha raccolto ampio consenso. Una delle richieste chiave è l'introduzione del riscatto gratuito o agevolato degli anni di laurea. Questa misura, già prevista per altri settori, permetterebbe a molti docenti di anticipare l'uscita, riconoscendo il valore del percorso formativo universitario come parte integrante della professione.
Le richieste di Anief trovano inoltre sponda in iniziative legislative. Si fa riferimento, ad esempio, alla proposta di legge n. 1413, a prima firma della senatrice Carmela Bucalo. Questo disegno di legge mira esplicitamente a inserire la professione docente nell'elenco dei lavori usuranti, aprendo così la strada a canali di pensionamento anticipato. L'adozione di queste misure, conclude Pacifico, non sarebbe solo un atto di giustizia verso una categoria sotto pressione, ma anche una scelta strategica per garantire la qualità e la sostenibilità del sistema educativo, favorendo il necessario ricambio generazionale.