Supplenze brevi, stop nella Manovra 2026: i dubbi dei sindacati scuola

La Manovra 2026 blocca le supplenze brevi esterne. I sindacati sono critici: la misura non porterà risparmi e danneggerà il diritto allo studio.

A cura di Scuolalink Scuolalink
24 ottobre 2025 12:30
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Stop Supplenze brevi
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La Legge di Bilancio 2026 introduce una stretta sulle supplenze brevi nelle scuole secondarie. La norma impone di coprire le assenze fino a 10 giorni solo con personale interno. I sindacati, come la Gilda degli insegnanti, criticano la misura. Si teme che lo stop non produrrà risparmi effettivi. Il rischio principale è un danno al diritto allo studio, con gli studenti costretti a perdere ore di lezione.

Manovra 2026: cosa cambia per le sostituzioni

La Legge di Bilancio 2026 interviene in modo significativo sulla gestione delle sostituzioni dei docenti. La norma al centro delle discussioni modifica l'articolo 1 comma 85 della Legge 107/2015, la cosiddetta ‘Buona Scuola’. In sostanza, per la scuola secondaria di primo e secondo grado, viene imposto ai dirigenti scolastici l'obbligo di utilizzare esclusivamente l'organico interno per coprire le assenze fino a dieci giorni. Restano escluse la scuola primaria e il sostegno, per cui i presidi mantengono la discrezionalità di ricorrere a supplenze esterne. Secondo Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda, si tratta però di un "falso problema". Il sindacato sottolinea come il personale docente sia la categoria meno assenteista della pubblica amministrazione.

Supplenze brevi e l'impatto sui risparmi di spesa

Il governo mira a un risparmio della spesa pubblica, ma i sindacati sono scettici sul fatto che questa norma produca risultati economici. Castellana spiega che la realtà quotidiana delle scuole è già allineata a questa pratica, ma per motivi diversi. Attualmente, i dirigenti scolastici evitano nomine esterne per periodi brevi, spesso attendendo almeno 15 giorni. Questo avviene a causa delle risorse molto scarse e per evitare di incorrere in danni all'erario. La stessa Legge 107 prevedeva già la copertura prioritaria delle assenze brevi con i docenti dell'organico dell'autonomia, che include i posti di potenziamento. Questi ultimi, tuttavia, sono spesso insufficienti: alcune scuole ne hanno uno, altre nessuno.

Il rischio per il diritto allo studio e i costi PNRR

Se la norma non produrrà risparmi, secondo la Gilda causerà però danni agli studenti. Il rischio concreto è una lesione del diritto allo studio. Per rispettare l'indicazione di tagliare le spese, i presidi nomineranno ancora meno. Di conseguenza, è probabile che gli alunni perderanno ulteriori ore di lezione, entrando posticipatamente o uscendo in anticipo. Ma perché il governo ha notato un'esplosione delle spese per le supplenze brevi? Secondo l'analisi sindacale, l'aumento dei costi è legato ai concorsi PNRR. I docenti assunti con contratti a tempo determinato da queste procedure sono stati erroneamente conteggiati nel budget delle supplenze brevi, facendolo lievitare artificialmente.

Le conseguenze per i precari e il nodo Carta Docente

La stretta colpirà inevitabilmente i lavoratori precari, che vedranno diminuire le opportunità di chiamata. Il sindacato avverte inoltre che l'uso di docenti di potenziamento (magari di materie diverse) per le sostituzioni trasforma l'insegnamento in semplice "vigilanza". Parallelamente, resta l'incertezza sulla Carta Docente 2025/2026. Sebbene la platea sia stata allargata ai precari con contratto al 30 giugno, la piattaforma ministeriale è ancora bloccata. Si attende un decreto che definirà l'importo. Poiché le risorse totali non sono aumentate, si stima un taglio del 15-20%, portando il bonus a circa 400-450 euro, un importo eroso dall'inflazione rispetto ai 500 euro del 2015.

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