TFS TFR pubblici, analisi CGIL: una 'beffa' da 22,6 milioni
La Cgil attacca la Legge di Bilancio 2026. L'intervento sul TFS TFR dei dipendenti pubblici nasconde un taglio e ignora la Corte Costituzionale.
Dure critiche dalla Cgil alla Legge di Bilancio 2026 riguardo il TFS TFR dipendenti pubblici. Il sindacato denuncia un'operazione di facciata che nasconde un prelievo di 22,6 milioni di euro dai lavoratori. L'intervento, presentato come un miglioramento dei tempi di pagamento, ignora la Corte Costituzionale e peggiora la condizione economica dei pensionati pubblici.
La sentenza della Corte Costituzionale ignorata
La Corte Costituzionale, attraverso la sentenza numero 130 del 2023, aveva esplicitamente richiesto al legislatore di intervenire tempestivamente per sanare l'irragionevole disparità di trattamento nei tempi di liquidazione del TFS/TFR tra lavoratori pubblici e privati. Il monito della Corte mirava a correggere una discriminazione storica, sottolineando che i ritardi inflitti ai dipendenti statali non trovavano più giustificazione e necessitavano di un intervento legislativo correttivo per ripristinare l'equità. Il Governo, tuttavia, ha risposto a questa sollecitazione con l'articolo 44 della Legge di Bilancio 2026, un intervento che Cgil, Fp, Flc e Spi definiscono un'operazione puramente di facciata e un'occasione persa. La misura introdotta, infatti, si limita a un anticipo di soli tre mesi del pagamento, applicabile inoltre esclusivamente ai lavoratori che accedono alla pensione di vecchiaia, escludendo altre forme di pensionamento. In questo modo, la discriminazione denunciata dalla Corte non viene affatto corretta, lasciando intatto il problema strutturale dei lunghissimi differimenti e un sistema di rateizzazione dei pagamenti che può estendersi fino a sette anni.
TFS TFR pubblici: il taglio nascosto da 22,6 milioni
Oltre al mancato recepimento della sentenza costituzionale, i sindacati denunciano un aspetto ancora più grave, che secondo loro è stato celato nella relazione tecnica di accompagnamento alla manovra e mai dichiarato pubblicamente. L'intervento, presentato come uno "sconto" per i lavoratori, nasconde un prelievo forzoso: l'anticipo di tre mesi cancella automaticamente la detassazione prevista fino a 50.000 euro per i pagamenti effettuati dopo dodici mesi dalla cessazione. Il requisito temporale dei dodici mesi non viene più maturato con la nuova tempistica, causando a ogni lavoratrice e lavoratore una perdita secca stimata in 750 euro sulla propria liquidazione. La Cgil sottolinea che, basandosi sulla platea di 30.122 pensionamenti di vecchiaia indicata nella stessa relazione tecnica governativa, l'operazione genera risorse per lo Stato pari a 22,6 milioni di euro. Si tratta, secondo la confederazione, di un vero e proprio furto ai danni di chi va in pensione, ottenuto modificando una regola tecnica per recuperare risorse che vengono sottratte direttamente ai dipendenti pubblici.
La svalutazione del lavoro pubblico e la mobilitazione
Questa norma, definita dai sindacati "inutile e sbagliata", si inserisce in un contesto già critico per le liquidazioni, che subiscono una pesante perdita del potere d'acquisto a causa dell'inflazione e del mancato rendimento. I calcoli della Cgil mostrano come, a causa dei ritardi, la svalutazione possa variare tra 17.000 e 41.000 euro a seconda della retribuzione, un danno economico che la nuova norma aggrava ulteriormente. Per le organizzazioni sindacali, questo intervento fa parte di una strategia di svalutazione complessiva del lavoro pubblico, evidenziata dalla mancanza di finanziamenti adeguati per i rinnovi contrattuali del triennio 2022/24. I Ccnl non sottoscritti da Fp Cgil e Flc Cgil hanno determinato, secondo le loro stime, una perdita salariale media superiore al 10% per i dipendenti, segnando un netto peggioramento delle condizioni retributive. La Cgil ha annunciato che continuerà ad opporsi a questo "sequestro del TFS/TFR" anche in sede giudiziaria, ribadendo la richiesta di stanziamenti adeguati per i prossimi CCNL 2025/27 e confermando lo sciopero del 12 dicembre.